PREFAZIONE ATTI IMPRESA CULTURALE, Focus L’impresa culturale: valori e sostenibilità
Approcciando il tema della definizione dell’impresa culturale da un punto di vista sostanziale e non formale, è evidente che il concetto di utilità pubblica - denominatore comune ad oggi riconosciuto come “qualificante”- vada riferito non alla natura del soggetto erogatore ma al tipo di attività svolta ed all’ampiezza dell’impatto che essa produce. Il punto di vista è quindi non quello del soggetto erogatore ma quello del destinatario: non solo il “pubblico della cultura” – destinatario naturale delle proposte di fruizione – ma anche i tanti e diversi stakeholder con i quali l’impresa culturale entra in contatto (operatori del settore, comunità e istituzioni dei territori in cui opera, operatori della filiera turistico-culturale e della formazione).
Più nello specifico, la nostra esperienza ci ha consentito di registrare un dato inconfutabile: l’impresa culturale produce tipicamente, rispetto ai diversi stakeholder, non solo un impatto di tipo economico ma anche sociale e culturale. La rendicontazione del primo attiene al valore della produzione e dell’indotto mentre - in assenza di una definizione dei livelli di qualità della valorizzazione nei termini in cui prevista dall’art. 114 del Codice di Beni Culturali – la rendicontazione dell’impatto sociale e culturale è tutt’ora in progress e si fonda sulla identificazione di parametri cui CoopCulture lavora già da alcuni anni.
Ciascuno dei tre impatti citati ha poi rispetto alle comunità ed ai territori, degli effetti sia diretti e immediatamente percepibili, sia indiretti che si producono nel medio e lungo periodo.
Laddove l’impatto economico diretto attiene quindi alla capacità di un’impresa di aumentare il proprio livello di autonomia economica e finanziaria, quello indiretto riguarda la capacità di espandere “extra moenia” in benefici economici coinvolgendo altri attori della filiera (turismo, enogastronomia, artigianato, produzioni tipiche, ecc) in catene del valore sempre più lunghe e “restitutive” rispetto al territorio. Il dato più interessante oggi a riguardo è l’effetto moltiplicatore del sistema produttivo culturale e creativo rispetto al resto dell’economia, che registra un coefficiente pari a 1,8.
L’impatto sociale diretto è quello che si misura essenzialmente con la quantità e qualità dell’occupazione prodotta anche qui il dato 2016 vede una crescita del 5% nel settore. E indirettamente è evidente che la crescita di occupazione di qualità produce ricadute importanti su coesione ed inclusione sociale, e più in generale sul benessere della comunità.
L’impatto culturale più evidente è la crescita e la diversificazione dei pubblici dell’arte e della cultura, ponendo l’accento sul concetto di audience development misurato non solo attraverso la crescita numerica dei pubblici ma anche guardando alla loro diversificazione e coinvolgimento. Idealmente il coinvolgimento produce un effetto moltiplicatore in quanto la fruizione culturale partecipata diventa stimolo per l’impresa creativa.
Vale evidentemente la pena avviare dei processi di rendicontazione di tali effetti in quanto la “misurabilità” degli stessi può incidere direttamente sulla acquisizione/conservazione dello status di impresa culturale: quanto più un’impresa che opera nel settore produce gli impatti visti tanto più è definibile impresa culturale e, nel tempo, il mantenimento/incremento degli impatti potrebbe consentire l’accesso ad un regime di favor.
È da questo approccio che potrà probabilmente scaturire la migliore definizione possibile per l’impresa culturale, quella che varrà alla rimozione dei fattori ostacolanti (frammentarietà dei contesti e delle programmazioni, complessità delle procedure, assenza politiche del lavoro ad hoc difficile accesso al credito, pressione fiscale) e potrà finalmente determinare la creazione di fattori abilitanti (infrastrutture territoriali comuni, semplificazione delle procedure, politiche del lavoro incentivanti, contributi agli investimenti di sistema, accesso al credito agevolato) per lo sviluppo delle imprese, del settore, del Paese.
Questo approccio potrebbe inoltre risultare vincente anche per affrontare le sfide, molto più ampie, che in Italia e in Europa corrono parallele allo sviluppo del settore, facendo sì che gli impatti visti possano non solo consolidarsi ma aumentare, creando una economia nuova e diversa che, a partire dalla cultura, possa incidere sullo sviluppo dei territori e delle comunità.
- Sviluppo sostenibile. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che nel porre al centro le cosiddette 5P – persone, pianeta, prosperità, pace e partnership – coniuga il tema della sostenibilità con la cultura, i territori e le comunità.
- Inclusione Sociale. Il Pilastro europeo per i Diritti Sociali che si pone come documento fondamentale per affrontare i nuovi sviluppi nel mondo del lavoro e nella società al fine di realizzare la promessa, contenuta nei trattati, di un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. E ancora la Comunicazione della Commissione Europea sulle relazioni culturali internazionali che mira a incoraggiare la cooperazione culturale e a promuovere un ordine mondiale basato sulla pace, sullo stato di diritto, sulla libertà di espressione, sulla comprensione reciproca e sul rispetto dei valori fondamentali.
- ICC. La Proposta risoluzione Parlamento europeo: Una politica dell'UE coerente per le industrie culturali e creative, che riconosce alle ICC un ruolo fondamentale nella reindustrializzazione dell'Europa, in quanto elemento trainante per la crescita e collocate in una posizione strategica per stimolare ricadute innovative in altri settori industriali, come il turismo, il commercio al dettaglio e le tecnologie digitali.
- Governance partecipata e collaborativa. La Comunicazione della Commissione - Verso un approccio integrato al patrimonio culturale europeo che ha come obiettivo finale aiutare gli Stati membri e gli stakeholder a trarre il massimo vantaggio dal sostegno fornito al patrimonio culturale dagli strumenti di finanziamento dell'UE, nonché progredire verso un approccio più integrato per il settore, sia a livello nazionale che europeo, e fare dell'Europa un laboratorio dell'innovazione in materia di patrimonio culturale. O ancora la Convenzione di Faro che riconosce al patrimonio culturale un ruolo centrale nella costruzione di una società pacifica e democratica, nei processi di sviluppo sostenibile e nella promozione della diversità culturale e promuove una maggiore sinergia di competenze fra tutti gli attori pubblici, istituzionali e privati coinvolti.
- Innovazione Horizon 2020 costituisce un’opportunità importante anche per la ricerca e l’innovazione nel settore culturale mirando ad un uso innovativo del patrimonio ai fini dello sviluppo economico, dell’occupazione, della coesione sociale e della sostenibilità ambientale, proponendo come azioni fondamentali la rigenerazione urbana su base culturale, la salvaguardia e la promozione dei paesaggi culturali e in fine la diffusione di modelli di business innovativi e modelli di governance inclusiva.
HO ELIMINATO GLI SCHEMI, SECONDO ME RIPROPORRE LE PUBBLICAZIONI COSì SUL WEB è PESANT, TROPPO LUNGO (sarei più per un'introduzione + link ad articolo/contributo...ma è necessario che l'articolo sia pubblicato